Cosa sono realmente le piattaforme di social media

I Social Network sono nati per la condivisione ma la loro natura mai del tutto dichiarata di aziende pubblicitarie li sta trasformando in piattaforme di manipolazione di massa

da il Il partito degli Influencer

In questa citazione che prendo dall’utile libro di Stefano Feltri, ecco evidenziato un aspetto che pochi hanno compreso e che raramente viene ribadito dai professionisti del digitale, spero perché dato erroneamente per scontato e non per mala fede.

Frequentare i social è come attraversare un enorme centro commerciale, e tra un vetrina e l’altra, un’offerta, un’occasione unica, incrociamo qualche conoscente.

Ma c’è una grande differenza. Quella che permette a queste aziende digitali di vivere una florida economia.

All’interno di un social se ci capita di intercettare un litigio o qualcosa che ci infastidisce, invece di girarci dall’altra parte, diamo libero sfogo al nostro punto di vista.

Iniziamo a scrivere, a descrivere, a giudicare, più precisamente ad affettare le vite altrui forti di un nuovo potere, la strana idea che quel nostro pensiero personale che appoggiamo sulle bacheche deve portare l’autore o l’autrice a considerarci il suo nuovo faro del corso della sua vita. Il piacere dell’invio di un’inutile coltellata costruita con una serie di freddi caratteri ci rilascia, su tutto il corpo, il godimento di aver detto la nostra da un comodo pulpito.

Quando camminiamo per strada, o attraversiamo un centro commerciale, e notiamo qualcosa che ci disturba tendiamo a borbottare nei nostri pensieri, o al massimo cerchiamo in chi ci è vicino uno sguardo complice per avere la conferma che noi, noi singoli, auto elevati, non supportiamo una determinata scelta. La cosa dura poco. Il tempo di fare due passi e torniamo ad affrontare la nostra quotidianità.

Ma sui social, il potere di affettare le vite altrui, non si affievolisce, si passa da un post all’altro cercando come contribuire a migliorare il prossimo con il nostro punto di vista, senza curarci se stiamo ferendo qualcuno, che magari non si è espresso, ma che in quella situazione ci si trova e cerca altri punti di vista leggendo i commenti. Naturalmente l’idea che stiamo sminuendo il prossimo non ci sfiora minimamente, ci sentiamo nel giusto.

Diciamo la nostra.

Con sincerità.

Facendo così passiamo molto tempo immersi completamente nei social e permettiamo a queste aziende digitali di aumentare i loro guadagni ma contemporaneamente mutiamo il nostro rapporto con il prossimo. Avete notato, immagino, il senso di solitudine che ci sta avvolgendo.

La reazione spontanea, quindi, che generano i social, con l’incentivare le nostre emozioni primordiali, alla fine è una semplice autocombustione della nostra umanità.

Per un semplice like.

Queste aziende pubblicitarie possono essere usate in modo utile.

Anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno

diceva Hermann Hesse, quindi in questi centri commerciali dematerializzati possiamo incontrare un amico in difficoltà da aiutare, o un interessante progetto da sostenere.

Ma anche in questo caso, bisogna sempre ricordarsi due cose:

  • siamo davanti a un pannello pubblicitario
  • le storie vendono, e più sembrano vere, genuine, più sono moneta pesante

Nel 2016 l’Ansa condivise una bellissima storia, quella di Dindim e Joao Pererira de Souza, il primo un pinguino e il secondo un pescatore di 71 anni, entrambi sud americani. Questa storia mi si deposita in un angolino del cuore, tra le cose belle a cui pensare, e per cui essere grata.

L’altro ieri, mentre giravo su TikTok, mi sono imbattuta nella storia dell’incontro tra due profili, quello di @pudgykindness con l’oncologo ricercatore e produttore cinematografico Jonathan Lim.

Quest’ultimo passeggiava facendo una live, senza seguito, su twitch, una piattaforma in cui tutti sono un canale televisivo per intenderci, e viene notato da Kind Penguins, altro nome di @pudgykindness, si scambiano delle informazioni, poi  condivise in un video che ora ha oltre 40 milioni di visualizzazioni.
Fin qui niente di rilevante, se non fosse che l’oncologo racconta di aver prodotto un film indipendente sulla storia di DinDim e del pescatore 71 enne, di cui mi aveva dato notizia l’ansa otto anni fa, ed è preoccupato perché teme che non arrivi a un vasto pubblico. Seguo lo scambio e indago un pochino, quanto un pomeriggio estivo a 40 gradi può permettere. Il film si incentra sul potere universale della gentilezza. Uscirà negli Stati Uniti il 16 agosto.

Il confronto tra queste persone, il focalizzare il tutto sul far del bene, nonostante l’attraversare quotidiano del dolore personale e altrui, ha avuto un grande impatto virtuale. Il profilo dell’oncologo è esploso. Sul trailer, presente su youtube, i commenti sono diventati richieste di poterlo vedere ovunque. Molti commenti sono italiani.

Ritrovo l’attore Jean Reno che ho sempre apprezzato, dai tempi di Leon, in una storia a cui voglio bene. Naturalmente faccio parte di quelle persone che vorrebbe andare al cinema a vederlo. Credo che sarà possibile considerando che questo impatto social attrarrà qualche giornalista, ma la prova del nove sarà il numero di biglietti che saranno strappati il 16 agosto nei cinema americani dove sarà proiettato. Se non arriva prima qualche azienda dello streaming ad acquistarlo.

La realtà dovrà confermare l’efficacia di questa onda emotiva. Per quanto veda come i social attuino la manipolazione di massa, in questo caso, spero che questo esercito dal culo pesante, che siamo diventanti, sposti il suo baricentro verso l’altro, non contro l’altro, almeno questa volta.

 

Letture consigliate:
2017 – Justin Rosensteing, l’uomo che ha inventato il like

2020 – Postare o non postare | I social ci manipolano, lo sappiamo. Ma perché non riusciamo a impedirlo?

Visioni consigliate:

2016 – Black Mirror, una bellissima serie che racconta in singoli episodi che si sviluppano come film il nostro presente, enfatizzando gli aspetti più crudeli, in una puntata delle prima serie, Odio Univerale, rende molto chiaro cosa significa stare dietro a una tastiera pensando di aggiustare le cose, attraverso dei caratteri sputati sui social. Vi consiglio la sua visione.

2020 – The Social Dilemma:

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