Mi licenzio da Facebook
Naturalmente non sono una dipendente diretta dell’azienda, ma scorrendo l’archivio dell’attività che vi ho svolto dal 2010 come utente medio, mi sono resa conto che ho donato molto tempo a questo strumento, come se avessi lavorato alle sue dipendenze, senza ricevere uno stipendio.
Facebook è uno strumento che negli anni si è trasformato da interessante macchina di condivisione a semplice bidone della spazzatura, e questo purtroppo è capitato nel momento in cui il politico di quartiere ne ha visto il potenziale per modellare la percezione della propria persona, supportato dall’analfabetismo di ritorno.
Da mesi ho limitato l’uso personale, strada già intrapresa da molti amici, che gelosi della loro riservatezza, più concentrati a costruire solidi rapporti umani che il loro personal brand, hanno sentito naturale disconnettersi da questa folla.
Disinstallando l’applicazione si sono ritrovati con una durata maggiore della batteria dello smartphone, e questo l’ho constatato anch’io, con un certo fastidio, e senza le notifiche non sono più interrotti nelle loro abitudini, che caratterizzano la loro realtà, la loro persona, la loro unicità.
L’azienda sente lo strappo che si sta facendo sempre più evidente, alimentato non solo dai i suoi problemi di sicurezza, ma anche per la stanchezza mentale che causa a tal punto che molti utenti vi accedono sempre più di rado.
Questo è un discorso su base personale, non professionale, da utente medio decido di smettere di donare informazioni sui miei gusti, sulle mie esperienze, evitando di alimentare un meccanismo che inizia mostrarsi invasivo e tentacolare.
In questo periodo naturalmente, con piacere, ho ascoltato anche chi non molla, chi vi vede e vive i lati positivi, persone ottimiste come quelle che cercano nei cassonetti il gioiello gettato per errore, o per ignoranza. Non è un caso che uno degli argomenti chiave in questo contesto sia la sostenibilità.
Li vedo affannarsi nello sforzo di essere costruttivi, utili, per poi ritrovarsi coinvolgenti solo con contenuti divisivi, o banali.
Greta si? Greta no?
Ed ecco comparire la magica interazione.
Questo sforzo non riesco a farlo su una struttura che non riconosce uno stipendio a chi cerca di fare un massaggio cardiaco a quei valori positivi di un tempo.
A questi di uniscono i San Giorgio, coloro che hanno scelto apertamente di buttarsi nella folla affamata di polemica per educarla. Uno su un milione. Ci sono, vivono la loro scelta didattica con grandi soddisfazioni spendendo tanto tempo, per scelta, tra chi non ha intenzione di fare un click fuori da Facebook, ignorando la bellezza del web.
Vi chiedete mai quanta energia consumate all’interno di un meccanismo come questo, che include facebook, ma che si basa semplicemente nella volontà di intrattenere senza accrescere realmente delle competenze?
Comunque, per restare fedele all’idea che le persone vanno invitate a casa, riporterò con calma, nel mio sito, i vari contenuti che in questi anni ho donato con troppa superficialità.