Pedine
Non tutte le partite si vincono insieme, alcune volte si perde, insieme, miseramente, per pura stupidità o per troppo amore.
Pensando ai quei giovani corpi sulla collina, Mario, non riusciva a capire.
Potevano scappare, potevano evitare di cedere al peso delle armi.
Chi diavolo poteva vederli lassù, in mezzo a quelle piante. Due chiacchiere, un chiarirsi.
– Vuoi vivere? Anch’io! Che si fottano.
Potevano scappare. Pensava Mario.
Troppo giovani, maledizione.
Due così gli avrebbero fatto comodo per la raccolta delle olive. Pensava Mario. Di posto per nasconderli nel fienile ce n’era, non sarebbero stati i primi. Non di sicuro. Ora non gli restava che lo scomodo di segnalare i corpi di chi non aveva sentito che la guerra era finita.
Mario si sbagliava.
Avevano sentito. Anche troppo bene. Si son guardati quei due giovani, si sono anche riconosciuti ma non si sono ritrovati più.
Hanno visto negli occhi dell’altro le proprie atrocità.
Hanno anche riso pensando alla partita interrotta dalla chiamata alle armi. Non avevano la minima idea di potersi ritrovare così.
A loro bastava la passione per gli scacchi a unirli profondamente fino a non voler sapere di più della vita dell’altro. Si bastavano sulla scacchiera. Ora erano lì, uno nero e uno bianco.
– Ora?
Si chiedevano.
-Ora concludiamo.
Si risposero sorridendo.
Fu un colpo solo, due all’unisono.
Quando scattai, di sfuggita, questa foto, subito mi si attaccò addosso questa storia. Per un istante mi sono ritrovata in un ricordo che non mi apparteneva, quello di due ragazzi presi dalla loro passione mentre fuori tutto scorre, che possono essere interrotti solo dalla vita che ti posiziona spesso in una casella di cui non percepiamo il confine, illudendoci di muoverci liberamente, in avanti o in dietro, senza mai chiederci se ci è concesso un semplice passo laterale.
p.s. se vi riconoscete scrivetemi